venerdì 19 novembre 2010

Le bugie hanno le pupille dilatate

         Secondo un noto proverbio, le bugie hanno le gambe corte: il che, fuori di metafora, significa che le menzogne “non vanno lontano”, nel senso che prima o poi vengono scoperte. Ma perché aspettare che la verità venga a galla? In molti casi è possibile evitare questa lunga attesa e capire se siamo di fronte a una bugia proprio mentre essa viene detta: infatti, come molti sapranno, esistono diversi segnali involontari del corpo che possono essere considerati, dietro una corretta interpretazione, come indizi del fatto che qualcuno sta mentendo: si va dalla modificazione della frequenza respiratoria all’aumento della sudorazione, al rossore in volto, alla mimica degli arti o a quella del viso, alla maggiore vistosità della deglutizione e perfino ad alcune frasi tipiche che si usano per dissimulare… e la lista potrebbe continuare! Inoltre numerosi e dettagliati sarebbero i discorsi che si dovrebbero fare per spiegare come fare a captare questi segnali rivelatori, dove cercarli, come interpretarli, ovvero come fare a capire se sono effettivamente indizio di quello che stiamo cercando o se invece sono indotti da altre cause… Tuttavia è possibile dire, con una certa generalità, che una delle spie esteriori più frequenti che indicano la presenza di una frottola è la dilatazione della pupilla.
               
Due parole sulla pupilla
La pupilla è quel piccolo foro nero che tutti abbiamo al centro dell’iride (l’iride è la parte che dà il colore ai nostri occhi): sostanzialmente, quindi, la pupilla è un buco. Un buco che ha una funzione banalissima: far entrare la luce, senza la quale non potremmo percepire il mondo circostante. Infatti, quando noi “vediamo” gli oggetti, in realtà stiamo ricevendo la luce che essi emettono, la quale arriva dentro al nostro occhio, sulla parete posteriore del bulbo oculare, una zona chiamata retina, entrando proprio attraverso la pupilla, che è quindi la porta di ingresso dell’occhio. Una volta che la luce ha colpito la retina, sarà il cervello a interpretare le informazioni luminose per darci la percezione dell’immagine così come noi siamo coscienti di vederla (ovvero: noi vediamo col cervello, non con gli occhi!). Ciò che dobbiamo sottolineare è che la pupilla è capace di cambiare le sue dimensioni: essa può dilatarsi, cioè può aumentare le sue dimensioni diventando un buco più largo (e in questo caso il fenomeno si chiama midriasi), oppure può restringersi, cioè può diminuire le sue dimensioni per diventare un buco più stretto (fenomeno detto miosi). La dilatazione o il restringimento della pupilla avviene sempre grazie ad alcuni piccoli muscoletti che “tirano” i bordi della pupilla lontano dal suo centro geometrico (per dilatarla) oppure che si “stringono” attorno al perimetro della pupilla (per restringerla): questi muscoli sono i muscoli intrinseci dell’occhio.
               
Intensità luminosa e pupilla
Ora viene il bello. Il fatto che la pupilla cambi le sue dimensioni non è un evento casuale, bensì si tratta fondamentalmente di una risposta a due tipi particolari di stimoli.
Diverso modo con cui una pupilla di gatto
reagisce all'intensità luminosa: pupilla in
miosi (in alto) in risposta a eccesso di luce
e pupilla in midriasi (in basso) in risposta a
scarsità di luce.
                Il primo tipo di stimolo che determina il cambiamento delle dimensioni pupillari è la presenza di luce nell’ambiente circostante. Per spiegare questo effetto potete pensare alle pupille dei gatti, che cambiano la loro forma a seconda che sia giorno (cioè in presenza di luce) o notte (ovvero in scarsità di luce): nel primo caso i gatti hanno pupille strette, assottigliate e filiformi, mentre nel secondo saranno più aperte e rotonde. Nel nostro caso invece, la forma della pupilla resta sempre uguale (un cerchio), ma ciò che cambia è il suo diametro.
Ma perché avviene una cosa del genere? Il motivo è facilmente intuibile. Quando la luce è poca, l’occhio fa fatica a catturare la luce, poiché essa è più rara: per risposta, la pupilla si apre (midriasi) per far entrare quanta più luce possibile; in questo modo rimediamo al buio e possiamo continuare a tenere sotto controllo l’ambiente circostante (perché noi siamo animali molto visivi, cioè basiamo sul vedere una grandissima parte della nostra vita di relazione all’ambiente, laddove invece molti altri animali usano altri sensi: la talpa, per esempio, è una mezza ciecata, perché vive preferenzialmente sotto terra e quindi la vista non le serve molto).
Pensiamo invece al caso inverso, ovvero un ambiente con un eccesso di luce, come succede al sospettato che viene portato alla stazione di polizia nei vecchi film polizieschi di qualche decennio fa: in quel caso, per metterlo in soggezione, gli si sparava una forte luce in faccia e gli si faceva l’interrogatorio. Cosa succedeva in quel momento? L’occhio si ritrovava investito improvvisamente di una quantità di luce molto superiore al solito, talmente superiore da provocare perfino dolore (e questo è il motivo per cui il sospettato chiudeva le palpebre e volgeva il viso su un lato: riflesso che serve a proteggere l’occhio). Si potrebbe pensare erroneamente che la forte presenza di luce permetta una visione migliore: in realtà non è così, poiché l’eccesso di luce abbaglia, esattamente come quando da piccoli abbiamo provato a guardare il sole. In questo caso, quindi, la pupilla si restringe (miosi) per permettere l’ingresso della giusta quantità di luce, che deve far vedere, ma senza abbagliare.

Stati emotivi e pupilla
Si è detto che la pupilla risponde ai cambiamenti di luce dell’ambiente. Ma questo è solo uno dei fattori che influenzano le sue dimensioni. L’altro motivo per cui una pupilla si dilata o si restringe è che essa risponde a precisi stati emotivi. La paura, l’innamoramento, l’eccitazione sessuale, la rabbia sono tutte condizioni emotive che influiscono sulla modificazione della pupilla. Gli stati emotivi, infatti, possono essere definiti, con un termine tecnico che vi prego di non confondere col suo significato quotidiano, come degli stress. Per stress intendo qui una qualunque condizione che metta il nostro organismo in allarme per qualcosa, sia bella che brutta, una qualunque situazione che stimoli fortemente il corpo. Per un cervo una situazione di stress potrebbe essere quella di accorgersi di essere cacciato da un lupo, ma situazione di stress è anche quella che il lupo vive mentre sta attento a non farsi scoprire dal cervo. Gli esseri umani possono vivere situazioni di stress più complesse (anche nel senso di simboliche) e meno legate alle esigenze di vita o ai bisogni primari, e sono appunto i sentimenti e gli stati emotivi. Pensateci: innamorarsi è una situazione di stress, nel senso che mobilità molte facoltà del nostro corpo; così come la rabbia è uno stress, perché il corpo si sente chiamato a reagire a una minaccia; anche sapere di dover sostenere un colloquio di lavoro è una situazione di stress in quanto in quel caso si deve essere reattivi e convincenti… Quindi possiamo chiamare stress qualunque situazione in cui siamo chiamati a dare una risposta efficace del nostro organismo per raggiungere un obiettivo urgente. In tutti quei casi la pupilla subisce modificazioni.

Bugie e pupilla
E veniamo finalmente alla spiegazione del fenomeno: cosa c’entra tutto questo con le bugie? Ebbene, le bugie rientrano nella definizione di situazione di stress, poiché quando si mente si deve stare attenti a non farsi scoprire. Questa consapevolezza mette “in allarme” il nostro organismo, il quale si organizza per fornire una risposta più adeguata possibile, al fine di non far capire all’interlocutore che è vittima di una menzogna. In quel momento dobbiamo “difenderci” nei confronti di un avversario (il tizio che vogliamo intortare) ed è proprio questo istinto di autodifesa che mette in moto il meccanismo pupillare. Ma perché la consapevolezza di difendersi richiede la dilatazione della pupilla? Il motivo è legato all’evoluzione naturale: infatti, in natura gli animali, e quindi anche noi uomini quando vivevamo allo stato di natura, migliaia e migliaia di anni fa, devono fare due cose per sopravvivere: lottare o fuggire. La sopravvivenza allo stato di natura si basa sempre e solo su queste due uniche eventualità. O si combatte (per cacciare la preda o per difendersi corpo a corpo dal predatore), oppure si scappa (sia per inseguire una preda sia per sfuggire a un predatore): questa regola valeva anche per noi quando eravamo agli inizi della nostra storia evolutiva di animali e fu proprio in quei tempi che elaborammo e selezionammo dei riflessi che ci permettessero di lottare o fuggire al meglio. Infatti, in entrambi i casi il corpo doveva essere pronto ad affrontare la situazione e, tra le tante cose che esso faceva, la pupilla si dilatava per permettere alla luce di entrare e farci avere una visione migliore possibile dell’ambiente circostante: con questo meccanismo un animale riesce a controllare meglio lo spazio attorno a sé e può usarlo, per esempio, per nascondersi, per arrampicarsi, per trovare utensili da usare, per saltare… tutte cose che in un momento di lotta o di fuga sono importantissime per garantire la sopravvivenza. La dilatazione della pupilla in quei casi era un modo che il corpo aveva di dire: «Sono in una situazione di pericolo: devo catturare meglio la luce per guardare meglio dove andare, altrimenti muoio».
Col tempo il concetto di “sopravvivenza all’ambiente” è cambiata per noi, perché non viviamo più allo stato naturale, quindi i nostri stress sono diversi da quelli degli altri animali, nel senso che i nostri si attivano in situazioni diverse. Ma restano comunque degli stress! Perciò in loro presenza si mettono in moto quegli stessi meccanismi che usavamo migliaia di anni fa per sopravvivere. Tra questi c’è anche quello della midriasi pupillare: quando mentiamo, viviamo una situazione di stress che ci allarma e che percepiamo come un “pericolo” dal quale difenderci e, anche se non dobbiamo instaurare una risposta del tipo lotta o fuga, tuttavia il semplice fatto di essere tesi fa “ricordare” al nostro corpo le prime situazioni in cui eravamo in pericolo e lo fa reagire con gli stessi meccanismi, tra cui la pupilla che si dilata.

Concludendo…
In sostanza, quindi, una persona che mente tende a dilatare la sua pupilla e questa è una risposta involontaria. Perciò, in alcuni casi il fenomeno di midriasi pupillare può fungere da indizio per sapere se chi ci parla ci dice balle oppure no. Ma fate attenzione: come dicevo all’inizio, questo segnale non va solo riconosciuto, ma anche interpretato. Ovvero, non è detto che ogni volta che si ha una dilatazione della pupilla si può dire che è in corso una frottola, poiché, come abbiamo visto, anche la presenza di luce condiziona questo fenomeno. Se parlate con una persona in un ambiente poco illuminato le sue pupille si dilateranno, ma in quel caso il motivo sarà che i suoi occhi stanno catturando luce dall’ambiente per vedere meglio.
E poi occorre anche una certa sensibilità per riuscire proprio a notare una dilatazione pupillare. È una capacità che non tutti hanno, soprattutto perché in genere la pupilla si dilata di poco e per poco tempo. Senza contare il fatto che, se anche si riesce ad apprezzare questo cambiamento, esso deve essere letto in una cornice di altre reazioni involontarie che accompagnano la reazione principale allo stress, come la postura, il tono di voce, la direzione in cui si guarda… Non ultimo motivo, si deve anche tener presente l'eventuale assunzione di farmaci e/o droghe che possono provocare questo effetto. Sì, non è una cosa che possono fare tutti, però chi ci riesce ha un bel vantaggio, no? Del resto la Natura è sempre stata chiara: sopravvivono solo i più adatti (nel nostro caso: i meglio informati)!

Una considerazione finale
Voglio chiudere con una breve considerazione che dovrebbe smentire dei luoghi comuni e dei pregiudizi. Tutti riconosciamo la sincerità come un valore, poiché sappiamo che mentire è una cosa moralmente sbagliata. In verità, sebbene sia indubbio che in certe circostanze la sincerità sia un giusto dovere (come quando si testimonia a un processo, oppure quando si dialoga con il proprio partner, o quando ci si confida col proprio psicanalista…), tuttavia ci sono altrettanti aspetti della nostra vita di relazione in cui la bugia – vi parrà paradossale – è necessaria! Avete capito bene: mentire ha un suo ruolo preciso nelle nostre relazioni sociali. Pensate a vostro figlio di 5 anni che vi mostra un suo disegno: vi chiede se quel disegno vi sembri bello. È ovvio che voi risponderete di sì, anche se il bambino è tutt’altro che un ritrattista esperto! È con casi simili a questo che noi strutturiamo il nostro mondo sociale, che riusciamo a instaurare relazioni con gli altri e in certe dinamiche occorre giocare a questo gioco. E vi dirò di più: la bugia ha una precisa funzione anche per il nostro rapporto con noi stessi: quante volte ci “proteggiamo” da un’amara verità dicendoci che le cose stanno in un certo modo, ma magari non è così? Quante volte riformuliamo la constatazione di un’esperienza in modo da autoconvincerci che non siamo in pericolo o che non abbiamo fatto nulla di male, anche se questo non è vero? Non a caso i bambini imparano a mentire presto e questo è indice del fatto che la menzogna ha una chiara importanza a livello evolutivo e relazionale. Ma questo è un altro discorso.
          Perciò sarebbe sbagliato parlare della bugia solo da un punto di vista morale, la quale, ripeto, pure deve essere presente, ma solo relativamente ad alcuni aspetti della vita e non ad altri.

sabato 6 novembre 2010

Scavi di Pompei: crolla la “Domus dei Gladiatori”

L’alba di questo 6 novembre ha rappresentato un duro risveglio per gli Scavi archeologici della città di Pompei. Risale infatti alle prime ore della mattina il crollo della cosiddetta “Domus dei Gladiatori”, uno degli edifici più conosciuti e più recenti dell’antica Pompei.
A denunciare l’accaduto sono stati i custodi degli Scavi archeologici, che hanno rinvenuto quello che ora è non più che un cumulo di macerie alle ore 7:30, appena recatisi al lavoro. Dove sorgeva la caserma-deposito dei giovani gladiatori pompeiani ora si può infatti ammirare solo un ammasso di pietre crollate. La “Domus dei Gladiatori”, il cui nome vero era Schola Armaturarum Juventis Pompeiani, sarebbe crollata proprio all’alba, verso le ore 6, quando ancora nessuno, né custodi, né turisti, animava il traffico umano che si osserva di consueto nel sistema capillare delle vie e delle stradine della Pompei antica. Una fortunata coincidenza, poiché questo ha scongiurato grossi rischi per i turisti in transito.
La Schola si affacciava infatti proprio su Via dell’abbondanza, la lunga strada principale che taglia letteralmente in due il sito archeologico lungo tutta la sua estensione e che rappresenta anche una delle strade maggiormente percorse dai turisti, poiché dà accesso a un gran numero di strutture. L’edificio, secondo quanto riportato dallo studio degli archeologi, era adibito principalmente ad armeria, a deposito delle armi che usavano i gladiatori, ma avrebbe funto anche come caserma-palestra dove i lottatori dell’arena si allenavano (così come suggerisce il nome Schola); non era, inoltre, un edificio visitabile all’interno, ma si potevano ammirare dall’esterno i numerosi affreschi, tutti testimoni del carattere militare della costruzione.
La sovrintendenza ha deciso di chiudere l’ingresso agli Scavi ai giornalisti e la zona del crollo è stata transennata per compiere le necessarie analisi e gli accertamenti, così che per i turisti è stata prevista una deviazione del percorso abituale all’altezza della cosiddetta “Casa dei casti amanti”.
La Schola Armaturarum Juventis Pompeiani prima e
dopo il suo crollo.
Ci si è subito interrogati sulle cause del danno. È bene dire che un’analisi precisa e definitiva non è stata ancora compiuta, tuttavia si ritiene per la maggiore che possano essere due le cause possibili. A provocare il crollo potrebbero infatti essere state le copiose infiltrazioni d’acqua delle piogge abbondanti degli ultimi giorni, ma c’è anche chi pensa alla scelta errata dei materiali di ristrutturazione. La Schola infatti aveva subìto precedentemente dei danni a causa dei bombardamenti risalenti alla seconda guerra mondiale: in quell’occasione crollò il tetto, che fu successivamente ricostruito, sulle mura antiche, con un materiale che potrebbe essersi rivelato troppo pesante, al punto da causare il cedimento della struttura nel tempo.
Il sindaco D’Alessio si è pronunciato a tal proposito e ha parlato della “Domus dei Gladiatori” come di un edificio in attesa di ristrutturazione da ormai molto tempo. Agli occhi della direzione, quindi, non era sfuggita l’urgenza di un intervento. Ma adesso è troppo tardi: questa piccola, importante finestra sul mondo dei nostri avi è scomparsa per sempre. Ed è curioso che un edificio costruito duemila anni fa abbia resistito tutto questo tempo e sia poi crollato per cause che potrebbero dipendere da una ristrutturazione grossolana o tardiva.
L’evento rappresenta un vero e proprio colpo per il patrimonio culturale non solo della città, ma anche per il mondo, e per almeno due motivi: in primis la Schola rappresenta uno degli ultimi fotogrammi della vita dei nostri antenati prima che l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. seppellisse la città e quindi era uno degli oggetti di studio più attendibili e fedeli per la ricostruzione storica degli scenari dell’epoca romana; in secondo luogo gli stessi Scavi di Pompei nel loro complesso rappresentano ancora oggi forse il sito archeologico più amato e apprezzato da storici, archeologi e turisti per lo studio dell’antichità, vista l’enorme estensione della zona e l’ottimo stato di conservazione delle strutture, che abbracciano veramente ogni aspetto della vita dei pompeiani di duemila anni fa.
Già quest’estate era sorta una polemica per la ristrutturazione del Teatro Grande, che è stato sede di grandi spettacoli di musica sinfonica, di danza e balletto. Il crollo della “Domus dei Gladiatori” è quindi solo l’ennesimo caso di cronaca legato a uno dei maggior punti di forza di Pompei: tutti sanno infatti molto bene che il turismo archeologico è una delle maggiori fonti per l’economia della città (e anche per la sua fama nel mondo). Chi frequenta gli Scavi si è reso conto fin da subito che in essi si può incontrare davvero mezzo mondo: giapponesi, inglesi, americani, francesi, tedeschi… migliaia di turisti al giorno che compiono centinaia di chilometri per ammirare questo che è uno dei motivi di orgoglio più grandi per questa città e che, già solo in quanto tale, dovrebbe essere tutelato e curato con la massima premura e, soprattutto, il massimo rispetto in ogni istante.