domenica 27 marzo 2011

Kate Winslet è Mildred Pierce


Il regista Todd Haynes.
     Dopo un anno sabbatico preso in seguito alla consegna del premio Oscar come miglior attrice protagonista per il film di Stephen Daldry The reader (2008), Kate Winslet si rimette all’opera e si tuffa in un nuovo progetto televisivo: la miniserie in cinque parti Mildred Pierce, tratta dall’omonimo romanzo del 1941 di James M. Cain.
     Kate aveva già convinto critica e pubblico con interpretazioni di rilievo e varie, come la Ophelia nello Hamlet (1996) del grande Kenneth Branagh, la Rose DeWitt Bukater in Titanic (1997) di James Cameron, che la consacrò definitivamente alla fama internazionale, o ancora, con ruoli più recenti, come Hanna Schmitz del succitato The reader e April Wheeler in Revolutionary road (2008) diretto da Sam Mendes, per il quale ricevette il premio Golden Globe, sempre come migliore attrice protagonista; ora, all’età di 35 anni e passa, la “English Beauty” torna sul piccolo schermo con questa nuova trasposizione cinematografica diretta da Todd Haynes, in onda negli Stati Uniti da oggi, 27 marzo 2011, sul canale HBO in prima serata.


Produzione
     Todd Haynes
     Christine Vachon
     John Wells
     Pamela Koffler
     Ilene S. Landress

Regia
     Todd Haynes

Sceneggiatura
     Todd Haynes
     John Raymond

Musica
     Cartel Burwell

Cast
     Kate Winslet
nel ruolo di Mildred Pierce
     Guy Pearce
nel ruolo di Monty Beragon
     Evan Rachel Wood
nel ruolo di Veda Pierce
     James LeGros
nel ruolo di Wally Burgan
     Melissa Leo
nel ruolo di Lucy Gessler
     Brían F. O’Byrne
nel ruolo di Bert Pierce
     Mare Winningham
nel ruolo di Ida Corwin
     Hope Davis
nel ruolo di Mrs. Forrester


Guy Pearce è Monty Beragon.






     Siamo nell’America degli anni ’30 e Mildred Pierce è una donna affascinante dalle bellissime gambe e con un’ottima abilità culinaria, sposata e con due figlie. Ben presto divorzia da un marito fannullone e si ritrova da sola a dover mandare avanti la famiglia come cameriera in un “diner”. Sembrava condannata a un’esistenza anonima e ordinaria, sennonché Mildred decide di non restare appesa a questo filo e, con una determinazione che solo le donne sanno manifestare, si riscatta socialmente: in un’America che sta sprofondando in preda alla tragedia della Grande Depressione, lei riesce, con un contrasto notevole, a risalire, aprendo un ristorante tutto suo e instaurando una relazione con un altro uomo, Monty Beragon (interpretato da Guy Pearce). Si assiste così alla storia di una donna che con le sue sole forze mette in piedi un vero e proprio piccolo impero.
Evan Rachel Wood è Veda Pierce.
     Ma Mildred non è solo la donna forte che riesce a sfidare un destino duro ottenendo una rivincita. È anche una madre e la sua figlia più bella, Veda (Evan Rachel Wood), è ciò su cui ella riversa le sue aspirazioni e i suoi sogni. Mildred ha un vero e proprio attaccamento nei confronti di Veda, vuole per lei il meglio, la protegge, forse troppo e, anzi: è proprio questa sua tensione nei confronti della figlia a darle la forza per compiere la sua scalata. Non si tratta solo di restare a galla nei tempi duri della Depressione: Mildred non vuole solo «sopravvivere, ma proprio far bene, molto bene», ha descritto Kate. Ma, come spesso accade, questo eccesso di attaccamento suscita una risposta negativa in Veda, che snobba sua madre e la tratta con disprezzo, con atteggiamenti di ingratitudine e opportunismo. Per tutte le oltre cinque ore di questa miniserie, che si snodano in un racconto dilatato in diversi anni, Mildred tenta in tutti i modi di riconquistare l’amore e il rispetto di sua figlia, che rappresentano il solo fulcro attorno cui ruota tutta la sua vita affettiva.

Kate Winslet è Mildred Pierce.

     La Mildred di Todd Haynes non è la prima nel mondo del cinema: nel 1945 già Joan Crawford interpretò questo ruolo, diretta da Michael Curtiz in una pellicola di un’ora e 40 minuti. Qui invece siamo di fronte a una storia che si prende più spazio, divisa, appunto, in cinque episodi e che, quindi, ha richiesto delle cure diverse e un’attenzione maggiore. La stessa Kate ha dichiarato «È stato molto più impegnativo di ogni altro progetto cinematografico dai tempi di Titanic»; ma Haynes non ha avuto dubbi sulla scelta della protagonista: «Lei era la sola attrice che avrei potuto vedere interpretare questa parte».


     Per tutti gli estimatori di Kate Winslet questa miniserie rappresenta davvero un richiamo gustoso: si tratta di un ruolo delicato, dove cozzano, scontrandosi e mischiandosi, paure e rabbie, impeti e speranze, passioni e sogni. Tutti concentrati nella sola figura di Mildred, personaggio quindi densissimo, che è presente non a caso in ogni singola scena. Un ruolo simile di madre lasciata sola costretta a fronteggiare delle difficoltà era stato bene interpretato da Angelina Jolie quando vestì i panni di Christine Collins in Changeling (2008, regia di Clint Eastwood), ma qui assistiamo a una rappresentazione di più ampio respiro, che non si limita a descrivere una storia individuale, bensì si snoda e si amalgama con uno sfondo storico reale che rende tutto più difficile (dando così alle azioni della protagonista ancora più eco) e dove il genere noir del racconto di Cain viene rappresentato egregiamente grazie alla bella (ma bella!) fotografia e alle luci molto naturali, che in momenti opportuni sanno sottolineare le scene dialogiche più piene di tensione attraverso dei bui e delle ombre molto espressive. Le musiche di Carter Burwell fanno da cornice narrativa al racconto.

     Nel video sottostante viene presentato un “dietro le quinte” della miniserie, descrivendo le varie fasi della preparazione di questo progetto e i professionisti chiamati come consulenti. Non vi viene citato, ma vale la pena ricordarlo, il celebre chef italo-americano Tom Colicchio, chiamato qui a insegnare a Kate nuove tecniche culinarie (il personaggio di Mildred lavora nel settore della ristorazione): l’attrice, che ha avuto figli da due matrimoni, era già anche un po’ mamma-casalinga avvezza a districarsi tra i fornelli prima di questo progetto, quindi si è detta molto contenta di questa consulenza.




     Nell’attesa, dunque, che Mildred Pierce arrivi anche in Italia, facciamo i migliori auguri al cast e alla squadra che vi ha lavorato dietro per un giusto successo. Staremo a vedere.

giovedì 24 marzo 2011

Scripta manent, n. 5 - Quando la natura impregna il poeta

     Qualche giorno fa c’è stato l’equinozio di primavera. E, per restare in tema, nell’attesa che la natura attorno a noi si risvegli di vita, perché non spararsi una bella dose di idillio paesaggistico firmato William Wordsworth? Sono infatti di questo poeta così bravo e sensibile questi magnifici versi, che hanno tenuto alto lo stendardo del Romanticismo nella terra d’oltre Manica.
     Io non sono mai stato un amante della lingua anglosassone, ma non posso non riconoscere l’estrema bellezza dei capolavori che Wordsworth partoriva: sono versi che hanno una musicalità impressionante, che sembrano sgorgare dalla pagina come un’acqua di sorgente sgorgherebbe dalla roccia, naturali e leggerissimi. E, come quell’acqua, scrosciano nell’animo e suonano letteralmente, come dicevo prima, con una musica tutta loro. Le rime pacate e delicate come i fiori descritti, le vocali aperte come i campi dei paesaggi della pianura inglese, i versi ottonari che scandiscono questo canto con tanta gentilezza… Davvero non c’è nulla che non mi piaccia di questa composizione. Vi propongo dapprima la traduzione italiana, che ovviamente non è quella a cui mi riferisco, non è quella che mi manda in estasi. Dopo di essa, godetevi pure i versi originali, ascoltandoli nel video che ho pubblicato.

gdfabech

Vagavo da solo come una nuvola
che fluttua in alto sopra valli e colline,
quando d’un tratto vidi una folla,
una moltitudine di asfodeli dorati;
accanto al lago, sotto gli alberi,
ondeggiavano e danzavano nella brezza.
Continui come le stelle che brillano
e scintillano nella Via Lattea,
si stendevano in una linea senza fine
lungo il margine di una baia;
diecimila ne vidi ad un’occhiata,
agitare la testa in una danza gioiosa.
Danzavano le onde lì accanto; ma loro
e superavano in splendore lo sfavillìo;
un poeta non poteva che esser felice
in una compagnia così allegra.
Fissavo – e fissavo – senza ancora sapere
quale ricchezza mi avrebbe dato quella visione:
poiché spesso, quando mi sdraio sul letto
con l’animo vuoto o pensieroso,
essi mi balenano in quell’occhio interiore
che è la gioia della solitudine;
e allora il mio cuore si colma di piacere
e danza insieme agli asfodeli.

     Versione originale:

I wander’d lonely as a cloud
that floats on high o’er vales and hills,
when all at once I saw a crowd,
a host, of golden daffodils;
beside the lake, beneath the trees,
fluttering and dancing in the breeze.
Continuous as the stars that shine
and twinkle on the Milky Way,
they stretch’d in never-ending line
along the margin of a bay;
ten thousand saw I at a glance,
tossing their heads in sprightly dance.
The waves beside them danced; but they
outdid the sparkling waves in glee;
a poet could not but be gay
in such a jocund company.
I gazed – and gazed – but little thought
what wealth the show to me had brought:
for oft, when on my couch I lie
in vacant or in pensive mood,
they flash upon that inward eye
which is the bliss of solitude;
and then my heart with pleasure fills,
and dances with the daffodils.


giovedì 17 marzo 2011

La “giovane” Italia 150 anni dopo l’unità

     E siamo arrivati al 150esimo anniversario dellunità nazionale. Si è molto discusso di questo evento nelle settimane scorse; qualcuno ha anche detto che non ci sarebbe stato bisogno di festeggiare, altri invece erano più propensi a omaggiare il nostro paese segnando rosso questo giorno sul calendario.
     Non ho alcuna intenzione di entrare in polemiche relative al 17 marzo 2011, soprattutto dopo quello che è successo cinque giorni fa in tutta Italia. Per vostra (e anche per mia) fortuna, non mi addentrerò in discorsi di questo tipo. Oggi mi premeva piuttosto esprimere un concetto...
Umberto Bossi, leader della Lega Nord.
     LItalia è uno stato giovane: è un paese che è diventato politicamente tale appena 150 anni fa; prima di allora era un puzzle di piccoli stati più o meno indipendenti e gli stati nazionali vicini, come la Francia, la Germania o lInghilterra, erano diventati tali già da qualche secolo. Dico “politicamente” perché sono convinto che per molti aspetti questa identità non sia stata completata sul piano sociale o, detto in altri termini, sono convinto che lItalia sia uno stato, ma che non sia diventata una nazione a tutti gli effetti: cè ancora qualcosina da mettere a punto su quel piano. Non si spiegherebbe altrimenti come mai ancora oggi, nel 2011, da qualche minoranza di ignoranti si sentono volare insulti specifici e calibrati come “terrone” agli abitanti del sud Italia, oppure come mai esista una cosa come la Lega Nord di cui uno dei principali obiettivi politici, esplicitamente dichiarato, è il federalismo (alla faccia dellunità!). Cose come queste testimoniano che da noi lidentità di popolo non è proprio completa al 100%, e questo è comprensibile, perché, come ho detto, siamo una nazione giovane: dobbiamo darci tempo.
     Inoltre la nostra unità è stata particolare rispetto a quella degli altri stati europei: in molti di quei casi lidentità nazionale si è formata prima di quella politica, ovvero è nato prima il popolo e poi lo stato politico. Prendiamo il caso della Francia, giusto per fare un esempio: non tanto dalle dinastie carolingie, ma sicuramente dalla Guerra dei Cento Anni contro lInghilterra (e siamo nel Medioevo) il popolo francese ha avuto ottimi motivi per scoprirsi “unito”. In quel caso il collante che teneva uniti i “sudditi” era il nemico comune contro cui combattere, che aveva spinto i francesi a lavorare fianco a fianco, a mettere da parte le diversità, che pure cerano, e a scoprirsi vicini gli uni agli altri. Dopo quellepisodio secolare, dopo tanto sangue e tante guerre, era ovvio che i francesi si sentissero ancora più francesi... fino ad arrivare alla Rivoluzione settecentesca, il cui motto era, appunto, Liberté, égalité, fraternité, cioè Libertà, uguaglianza, fratellanza. Lo stato francese nacque perché cera già un popolo francese che si sentiva nazione.
     Nel nostro caso invece le cose stavano diversamente. Noi abbiamo preferito mantenerci indipendenti: nelletà dei comuni (verso la fine del Medioevo) cerano la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano, la Repubblica di Firenze, il Regno di Napoli... e ognuno teneva a restare indipendente dal potere dellImpero germanico e, anzi, spesso molti di questi staterelli si organizzavano in vere e proprie leghe quando uno di essi tentava di espandere troppo il proprio dominio: ogni tentativo di riunire sotto un comune vessillo le varie identità sociali veniva represso, come un agente patogeno che venga attaccato dagli anticorpi di un organismo appena si azzarda a diffondere uninfezione. Questo modo di concepire la vita sociale è rimasto forte per molti secoli e, per carità, io non lo biasimo, anche perché dopo la caduta dellImpero romano dOccidente lItalia fu lasciata completamente in balia di se stessa, dovette ricominciare da zero ed è ovvio che se non esisteva un potere centrale forte e presente la gente si sarebbe organizzata in nuclei chiusi.
     Ma in tutta questa frammentazione socio-culturale degli italiani ci sono anche aspetti positivi, e mi riferisco allenorme (e invidiabile) ricchezza culturale delle varie identità regionali: i dialetti, i piatti tipici, le festività di questa o quella città, le tradizioni e i canti popolari, i patrimoni artistico-architettonici... Questo senza dubbio fa dellItalia unesplosione di microculture che, guarda caso, attira da sempre milioni di stranieri ogni giorno: è qualcosa di estremamente affascinante, nonché un grande vanto.
Cenotafio di Dante Alighieri. Firenze, Basilica di
Santa Croce. A sinistra, con la corona turrita, L'Italia
presenta il Sommo Poeta al pubblico; a destra,
chinata sulla bara vuota, la Poesia piange la morte
del Poeta, che spicca in alto a torso nudo.
     Lati positivi e lati negativi, quindi. E pur tuttavia una cosa dobbiamo ammetterla, e qui vengo al punto: che, se è vero che siamo una nazione giovane perché abbiamo avuto una storia diversa dagli altri stati, e se è vero che le nazioni giovani hanno bisogno di tempo per acquisire una completa identità nazionale, allora da qualche parte dovremmo pur iniziare! Non voglio dire che dobbiamo diventare un popolo chiuso e sprezzante delle altre culture, assolutamente no! Io non sono uno sciovinista, non mi piace l'eccesso di patriottismo che sfocia nel disprezzo delle culture straniere, anzi, mi considero alquanto cosmopolita in questo senso perché mi piace aprirmi (e infatti mi interesso) anche a ciò che il resto del mondo ha fatto di bello. Ma voi capite che neanche posso fare a meno di essere fiero del mio paese e di quello che esso è stato: questo sì, mi pare giusto. Non posso non esaltarmi quando rivolgo la mia attenzione a tutto quello che la nostra penisola ha partorito e che ancora oggi riecheggia nel resto del mondo, dal diritto (lhanno inventato i romani), allarte (abbiamo la più alta percentuale di patrimonio artistico mondiale), alla letteratura (un nome per tutti: Dante Alighieri)... e si potrebbe continuare molto a lungo in questo elenco!
     Sono molto fiero del mio paese, sono molto orgoglioso di quello che hanno fatto i miei antenati, sono contentissimo di essere figlio di tutto questo e lo sarò sempre. Perciò, giacché siamo in un processo di maturazione nazionale e poiché ne abbiamo ottimi motivi, allora ritengo che sia stato giusto rivolgere particolare attenzione a questa giornata, perché lo considero un passo in più verso quellobiettivo. Ecco perché non mi appare sdolcinato rivolgere i miei auguri agli italiani, belli e brutti, di destra e di sinistra, settentrionali e meridionali, laugurio per quel passato bello che vantiamo, ma anche laugurio che nel futuro possiamo diventare un popolo nel senso più fedele del termine.


lunedì 14 marzo 2011

12 marzo 2011: «L’Italia s’è desta». Manifestazione nazionale in difesa della Costituzione

     Fino a qualche giorno fa era possibile guardare questo spot...


     ... con esso veniva anticipato quello che a mio avviso è stato uno degli eventi di portata nazionale più belli degli ultimi anni. Lo hanno battezzato C-day e si tratta di unenorme manifestazione, avvenuta sabato 12 marzo 2011 in più di cento città italiane, fatta in difesa della nostra Costituzione, la legge fondamentale della nostra Repubblica.
     Il 12 marzo gli italiani hanno riscoperto la piazza: migliaia e migliaia di cittadini sono scesi in strada con lesplicito obiettivo di dimostrare ed esternare il loro dissenso nei confronti del progetto legislativo di Silvio Berlusconi che prevede preoccupanti emendamenti di alcuni articoli della Costituzione italiana e in generale di “riformare” in maniera sospetta e discutibile le leggi del nostro paese. Non dimentichiamo infatti, per chi ancora non lo sapesse, che, tanto per fare un esempio, in questo momento è in atto una riforma della giustizia che mira a cambiare il “Titolo IV” della Carta costituzionale, cioè quell'insieme di articoli (dal 101 al 113) che regolano lorganizzazione e il funzionamento della Magistratura, cioè quell'organo di potere democratico che si occupa di punire chi non rispetta le leggi: una riforma molto importante per chi, come Berlusconi, ha una paura matta di finire in galera a causa degli ormai troppi processi che gravano ai suoi danni.
     Roma, Milano, Firenze, Bologna, Pisa, Napoli, Torino, Palermo, Reggio Emilia, Trieste, Genova, Padova, Aosta, Perugia, Potenza... sono solo pochissime delle città italiane in cui questa manifestazione ha avuto luogo e ognuna di esse si è autogestita a modo proprio. Dovunque striscioni, un trionfo di tricolore italiano, palchi allestiti dai quali sono state fatte canzoni commemorative e celebrative, letture degli articoli più belli e importanti della Costituzione e discorsi al popolo tenuti da testimonial che hanno dato la loro adesione, come Vecchioni, il neovincitore dellultimo festival di Sanremo, o il soprano Cristina Cordero, che alla fine non ce l'ha fatta più ed è scoppiata in lacrime dopo aver cantato lInno di Mameli, o ancora il premio Nobel Dario Fo... il tutto fatto senza il minimo disordine, nel più pieno rispetto dellordine pubblico. Ma perché questa manifestazione è stata tanto bella? Io credo che i motivi siano almeno cinque:
     1) Come ho detto allinizio, si è trattata di una grande occasione di coesione dei cittadini italiani; e, dobbiamo ammetterlo, questa è una cosa rara per noi, popolo dello Stivale, che in genere ci diamo alla coralità tutti insieme solo quando gioca la nazionale di calcio. Fin dai tempi più remoti delletà dei comuni, infatti, verso la fine del Medioevo, la nostra penisola ha sempre vissuto realtà individualiste e fortemente divise, per non dire spesso in esplicito contrasto reciproco. Lo stesso Massimo DAzeglio, allindomani del Risorgimento, scriveva ne I miei ricordi la celebre frase «s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani».
     2) Questa voglia spontanea di sentirsi uniti ha dato uno schiaffo morale a quel modo di plagiare la società, squisitamente berlusconiano, che mira da sempre a dividere la gente, invece che a unirla: parlo del modo che il nostro premier ha di accaparrarsi consensi con la tattica del mettere gli uni contro gli altri con le solite frasi-motto, del tipo «Questi sporchi comunisti ce lhanno con me» (quindi o sei con lui o sei comunista: non esiste terza possibilità di scelta), oppure «questo è un attentato alla mia persona fatto dalle toghe rosse» (ovvero: se in un processo lo assolvi, bene, se lo condanni, allora sei un comunista, escludendo così dallimmaginario collettivo la possibilità che lui possa essere effettivamente colpevole di qualcosa), o ancora «Chi vota a sinistra è un coglione!» (no: questa non la commento)... e in generale la sua tendenza a far apparire disdicevole, brutto, condannabile tutto ciò che non rientra in quello che lui sostiene. Lo so che state pensando: «Ma questo è pazzo!» Ma cosa volete? A Silvio riesce difficile uscire da se stesso quando giudica qualcosa: egli ama rifarsi a quel celebre aforisma di Protagora secondo cui Luomo è misura di tutte le cose (e naturalmente dicendo questo lo sto sfottendo alla grande!), e infatti lanno scorso, nel periodo della polemica sulle intercettazioni telefoniche, dichiarò durante lassemblea di Confartigianato che la Costituzione è sbagliata perché non gli permetteva di fare le leggi come avrebbe voluto lui e che per questo andrebbe cambiata. Vi risparmio il commento di questa sua affermazione per non insultare la vostra intelligenza.
     3) Ho detto che la cosa ha avuto portata nazionale, ma non lho detta tutta: perché questo dissenso non ha coinvolto solo gli italiani residenti sul territorio nazionale, bensì (e questa è una cosa stupenda!) le proteste hanno riguardato anche gli italiani allestero! I gridi di disapprovazione, tutti accompagnati dalle note dellInno di Mameli, si sono avuti a Francoforte (Germania), a Lille (Francia), a Londra (Inghilterra), a Madrid e Siviglia (Spagna), a Helsinki (Finlandia), a Bruxelles (Belgio), a Edimburgo (Scozia) e in molte altre città europee. E anche questo è un segnale dello sdegno suscitato dalla condotta di questo governo.
     4) La manifestazione è stata fatta in difesa della Costituzione, ma essa non ha dimenticato di portare sul tavolo lannosa questione della scuola pubblica. Le riforme dellistruzione del Ministro Gelmini sono infatti le trovate del centro-destra berlusconiano che hanno avuto più eco. Abbiamo assistito quindi alle proteste di moltissimi studenti e insegnanti che hanno voluto ribadire (ribadire e non sostenere, perché la Costituzione lo prevede già) di investire sulla scuola pubblica che, invece, si è vista privare dei fondi didattici e per la ricerca. Le due proteste si sono così fuse, amalgamate e non semplicemente affiancate: e infatti le questioni sono intimamente connesse.
     5) La manifestazione del 12 marzo è stata ideologicamente trasversale: essa è cioè riuscita a mettere da parte le divisioni ideologiche di questo o quel partito, così che esponenti politici di diversa fede e orientamento si sono ritrovati accomunati nello stesso giorno a dire il loro no per gli stessi motivi.


     Madri e padri, studenti, operai, pensionati, insegnanti, politici, cantanti, scrittori, giornalisti... Non cè stata categoria sociale che non abbia partecipato. Devo dire che questo guizzo di risveglio civico mi ha rincuorato molto, perché mi ha fatto capire che la nostra coscienza collettiva di cittadini non è così spenta come pensavo; mi ha fatto sentire più fiducioso e mi ha dato speranza. E non perché prima pensassi che non esistessero persone contrarie al nostro premier, bensì perché per la prima volta dopo tempo i media sono stati costretti, a dispetto di ciò che vuol far passare la stampa di Mediaset, a riportare il quadro sociale che è in vigore in questo momento: ovvero, che in Italia il Presidente Berlusconi non è benvoluto... un po’ come Gheddafi... o come Mubarak! E prova ne è la portata nazionale, anzi: internazionale, della giornata!
     Ora, io in passato ho fatto spesso riferimento ad alcuni articoli della Costituzione nei miei post a sfondo politico e non è stato un caso: lho fatto proprio perché sono uno dei pochi studenti ad aver avuto la fortuna di aver studiato il Diritto al Liceo, cosa che oggi è sminuita alla grande. Fin da sempre, pur non avendo velleità giuridiche, ho considerato la nostra Costituzione qualcosa di bello: invito a leggerla anche chi non ci ha mai dato uno sguardo, perché vi sono elencati dei principi con cui si deve per forza essere d'accordo. I suoi articoli sono quasi poetici, pur nella loro semplicità di linguaggio, toccano molto, prendono veramente al cuore e, leggerli oggi, coi tempi che corrono, aiuta ad acquisire la forza di indignarsi e a risvegliare la coscienza di cittadini.

     Come al solito mi sono dilungato troppo, eppure cera così tanto altro di cui avrei voluto parlare! Forse lo farò in un altro post. Prima di chiudere, sperando che a qualcuno sia venuta un po di euforia, mi piace lasciare qualche link affinché si possa approfondire la questione relativa a questa bellissima enciclopedia di civiltà che è la Costituzione della Repubblica italiana.
     Prima di tutto non posso non lasciarvi il famoso discorso di Piero Calamandrei sulla Costituzione del lontano (?) gennaio 1955, tenuto in una serie di conferenze rivolte a giovani studenti di unItalia appena uscita dalla guerra. Si tratta di un discorso molto semplice e divulgativo dove il famoso giurista spiega lessenza dei principi che sono insiti nella nostra Carta costituzionale, facendo quello che posso definire un vero e proprio corso di educazione civica. Potete sia leggere il discorso (e salvarlo in formato .pdf), sia ascoltarne laudio tramite i tre link video da YouTube (molto bella la seconda parte):


Discorso di Piero Calamandrei sulla Costituzione - File audio da YouTube

     Se invece preferite imparare qualcosa sulla Costituzione facendovi anche due risate, allora dovete assolutamente guardare lo spettacolo comico di Paolo Rossi del 2003/2004 Il signor Rossi e la Costituzione - Adunata popolare di delirio organizzato, dove lattore parla col pubblico (e non al pubblico) dello spirito e degli articoli più importanti della Costituzione italiana, facendo ricorso a canzoni, aneddoti, gag comiche e imitazioni molto divertenti. Ve ne linko le parti presenti su YouTube:

Il signor Rossi e la Costituzione - Adunata popolare di delirio organizzato