venerdì 14 ottobre 2016

Telegram sempre meglio: con il cloud personale salvi file e messaggi in uno spazio privato

     Tempo fa Sapere audeo si è occupato di Telegram, l’app dedicata alle chat e alla condivisione di file che rappresenta il maggior concorrente di WhatsApp. Ho provato a illustrare i principali punti di forza di questa app e la sua superiorità rispetto a WhatsApp in fatto di ricchezza funzionale, velocità e tutela della privacy.
     Alcuni mesi sono passati da allora ed è tempo di aggiornare il discorso segnalando l’introduzione di una nuova interessantissima funzione. Telegram ha introdotto un cloud personale per l’utente.
     Per chi non lo sapesse il cloud (letteralmente “nuvola” in inglese) è semplicemente uno spazio online su cui si possono conservare dei file di vario tipo: esempi famosi di cloud sono Google Drive, OneDrive, Mega... È come lo spazio che si ha sull’hard disk fisico del proprio pc o smartphone, solo che nel caso del cloud lo spazio non è fisico ma è online, in internet ed è associato solo all’utente.

     Ogni utente di Telegram può accedere a questo spazio personale dalla schermata di Telegram. La schermata varia leggermente a seconda della piattaforma in uso: ad esempio su Android si accede cliccando sull’icona della nuvoletta accanto alla propria foto del pannello delle opzioni a sinistra, mentre su Windows Phone c'è una voce apposita in “Contatti” chiamata “Il tuo archivio cloud”.

Accesso al cloud personale di Telegram da Android.

Accesso al cloud personale di Telegram da Windows Phone.

     Lo spazio del cloud è strutturato sotto forma di una normalissima chat, esattamente uguale a quelle che si creano con altri utenti; la sola differenza è che la chat è tra lutente e se stesso. Questo vuol dire che sulla chat possono essere inoltrati messaggi che si vogliono conservare, link importanti, foto, video, documenti... Nessun altro può avere accesso a questo spazio tranne lutente stesso, che così avrà sempre a disposizione ciò che gli serve. E se si formatta lo smartphone o si reinstalla Telegram su un altro dispositivo i contenuti del cloud restano inalterati, in quanto tutto il sistema è basato su cloud e i dati dell’utente sono associati all’account Telegram creato.

     Con questa novità Telegram si riconferma unapp eccellente nel campo della messaggistica e della condivisione dei file e ne fa unapp perfetta perfino per lavorare. Secondo il modesto parere del sottoscritto è nettamente superiore alla “filosofia” di WhatsApp e dovrebbe soppiantare questultima, o al massimo affiancarla.

     P.S. Per ulteriori info su Telegram è possibile consultare la pagina (anche in italiano) delle FAQ di Telegram sul sito ufficiale.


giovedì 13 ottobre 2016

Saluto a Dario Fo, premio Nobel e artista impegnato

     Io non amo i tuttologi: finiscono sempre per rivelarsi marionette sapientoidi che si limitano a sapere di tutto un poco, ma nulla veramente bene; gente degna forse di partecipare solo a banali quiz show televisivi. Timeo hominem unius libri, temo colui che conosce un libro solo. Perché se ne conosce uno solo deve per forza conoscerlo bene.
     Ebbene, Dario Fo sfuggiva a questa regola. Come un moderno Leonardo da Vinci, questo artista-intellettuale, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1997, era attore, regista, pittore, scrittore e anche attivista. E non sapeva un po’ di tutto, ma un bel po’ di tutto questo. Un artista a tutto tondo, quindi, che non ha usato l’arte fine a se stessa, ma l’ha messa a disposizione della gente e ha usato anche la sua stessa persona per l’impegno sociale (ci ha messo la faccia, come si dice oggi).
     Drammaturgo laico e ateo, fautore della liberazione dagli schemi nel mondo del teatro e marito di Franca Rame, anch’ella attrice impegnata, ci ha lasciato ben più di Mistero buffo (capolavoro!). È uno di quelli che lasciano una “morale”; e l’ha lasciata col suo stile e con le sue idee, con la forma oltre che con il contenuto.
     A dimostrazione di ciò voglio condividere il ricordo più bello che ho di Dario Fo, che non è però una scena di un suo spettacolo, bensì un pezzo di un’intervista. Era il 2001 e Dario era ospite di Daniele Luttazzi (anch’egli attore e comico e uomo di satira) nel programma Satyricon: tra i vari temi trattati ne emerge uno, nobilissimo e molto educativo, ovvero la differenza tra satira e sfottò. Attenzione a distinguere la satira dallo sfottò, dice Dario: la satira mette un punto di vista morale e serve a denunciare, essa diverte e nello stesso tempo informa e insegna, mentre lo sfottò è presa in giro fine a se stessa, serve a svagarsi ma non educa, non consegna nulla al pubblico, non forma, non rende migliori.

     Voglio lasciare lo stralcio di questa intervista in cui si parla di questo perché per me è questa l’eredità più grande di Dario Fo: educare tramite l’arte. Il che ne fa secondo me un artista nel senso più pieno del termine.


Grazie, Dario!